Gennaio 1992, l’Italia volta pagina: tre giornalisti sconvolsero il cliché dell’informazione

Oggi sembra impossibile, ma per decenni l’informazione TV è stata solo di stato. Con la nascita del TG5 di Enrico Mentana nasce un nuovo mondo. Non solo un nuovo stile.

Ci sono molte cose da apprezzare, e per cui provare nostalgia, nella vecchia televisione del monopolio Rai. La competenza, la serietà, la qualità delle messe in scena. I meravigliosi varietà. Lo sforzo di evangelizzazione culturale.

Uno degli ultimi TG del monopolio | Web Source
Uno degli ultimi TG del monopolio | Web Source

L’idea che la televisione fosse una specie di grande mamma, che aveva un compito, delle responsabilità, che stabiliva per noi cosa era buono e che cosa no, aveva i suoi vantaggi estetici e non solo. 

La mancanza di concorrenza permetteva di inseguire una televisione di qualità, senza l’assillo dello share. Chiunque vincesse (e per lungo tempo il canale è stato uno solo) la vittoria restava in casa. 

Non era necessario inseguire il proprio pubblico e compiacerlo, anche nella sua ignoranza e nei suoi difetti. Si poteva provare a educarlo e migliorarlo. Era una TV che stava bonariamente in cattedra, che talvolta irritava col suo moralismo, ma era fatta con il meglio che il paese avesse da offrire, impegnato con tutte le sue forze a fare il meglio.

Il mondo Rai risponde al giovane TG | Web Source
Il mondo Rai risponde al giovane TG | Web Source

Ma se c’è una cosa in cui nessuno rimpiange la TV del monopolio, è l’informazione dei telegiornali. Telegiornali espressi dai partiti politici che governavano il paese (con qualche concessione all’opposizione) e che offrivano ogni sera una soporifera liturgia di verità ufficiali, paludata, non molto più vivace e (per quanto riguardava l’informazione politica) credibile di un TG della Germania Est. 

No, la Rai non è mai stata la BBC e la sua informazione non è mai stata un modello. 

La caduta del muro: nasce il TG5

Nel 1992 la TV privata italiana era già una realtà viva e vitale, che metteva in discussione il monopolio economico ed estetico della Tv di stato. Era una televisione che puntava sullo spettacolo immediato, semplice, sulla freschezza (e, diciamolo pure, una certa volgarità) che in casa Rai non sarebbero stati impensabili, prima (ma lo diventeranno in seguito).

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Ma nessuno aveva ancora nemmeno osato pensare di attaccare la cittadella del potere e dell’autorità Rai. Il divertimento era libero, l’”informazione” (e le virgolette ci stanno tutte) restava intoccabile.

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Con la caduta del monopolio del TG, cade un muro che nessuno aveva mai pensato di superare. Berlusconi lo pensa come la sfida definitiva, la prova che la sua televisione è una televisione vera e senza complessi di inferiorità. Per condurlo, il Cavaliere chiama un giovanissimo Enrico Mentana, una faccia allora nuova anche se ben ammanicata con la politica. E benché la scuola di Mentana sia stata il quotidiano di partito (L’Avanti! nel suo caso), come per tutti i funzionari del teleschermo che lo avevano preceduto, il suo sogno sono i TG incalzanti e indipendenti dei network americani.

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E con questo sogno, e con qualche inciampo tecnico, il 13 gennaio 1992 nasce il TG che cambierà per sempre la televisione italiana, e la renderà più libera, più grande.

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Non necessariamente migliore, ma sicuramente più adulta. Enrico Mentana l’ha ricordato con un post sul suo canale Instagram, 30 anni dopo.

 

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Un’era geologica, l’ha definita Mentana. E guardando indietro, al mondo di prima, pare davvero di guardare un mondo di dinosauri. A volte maestosi e bellissimi, a volte un po’ ridicoli.

Ma sicuramente creature di un altro tempo, che non ritornerà.

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