Tiberio Timperi, il suo primo bolide | L’auto che ha fatto sognare l’Italia

Tiberio Timperi è il conduttore più simpatico della TV. La sua ironia leggera e sempre intelligente è leggendaria. Ma Timperi è anche un grande giornalista, che ama raccontare e raccontarsi. 

Tiberio Timperi è una bandiera della “boomer generation”. Sì proprio uno di quei signori di mezza età che giovanotti sicuramente più giovani ma non sempre più acuti amano apostrofare con il sarcastico “ok, boomer”.

Il grande Tiberio Timperi | web source
Il grande Tiberio Timperi | web source

Ma ce ne vuole per avere ragione di uno come Timperi, e questo ne fa un’icona sia dei suoi coetanei, che lo adorano, che degli spettatori più giovani, che vedono in lui quel padre, quello zio, quel fratello maggiore, che sarebbe stato bello avere ma non sempre hanno avuto.

Timperi è nato nel 1964, dunque. Anno topico della generazione del boom economico. Ne parliamo anche perché la storia che ha voluto raccontare ha molto a che fare con quel periodo che ormai si può definire “storico”. 

Timperi ha iniziato la sua carriera in radio, e dal microfono delle emittenti pubbliche e private ha lanciato una carriera che in età matura si è allargata anche alla stampa scritta. Timperi, oltre a condurre con la sua proverbiale ironia trasmissioni di immenso successo, ama intervenire sulla stampa con ricordi, pezzi di colore, tasselli divertenti e sempre intelligenti del suo mondo, che ne fanno un personaggio ben al di sopra della figura del “conduttore”. Come qualche altro volto televisivo, ma amando meno la luce della ribalta, Timperi anima le trasmissioni e le fa sue. Trasmette un modo di vedere il mondo, insieme a uno spettacolo.

Quella 128 verdolina

Il mondo di Timperi, lo dicevamo, è radicato nell’epoca che abbiamo conosciuto nella commedia all’italiana “classica”. E da quel modo di raccontare Timperi attinge quando racconta la storia sua.

Una 128 verdolina, come la prima di Timperi | Web Source
Una 128 verdolina, come la prima di Timperi | Web Source

Qualche tempo fa, su “Repubblica” il suo flashback ha riguardato la sua prima macchina. 

Una macchina da sogno, per lui, e per tutta la famiglia che la aspettava: la prima macchina di casa. 

Una prima macchina che allora andava desiderata, attesa. Non c’era molta scelta, era Fiat per tutti. E Fiat, con la “generosità” di un principe capriccioso, distribuiva le sue vetture alla lunga lista d’attesa. Ci volevano mesi perché l’ordine diventasse realtà e se non si voleva che l’attesa diventasse messianica, non si poteva chiedere troppo a mamma Fiat.

Giusto il modello, e se andava bene arrivava quasi quello che avevi chiesto. Se volevi quattro porte ma ne arrivavano due, era tua la scelta. Prendere o aspettare ancora. Non parliamo del colore. Futuribili erano ancora i tempi in cui si sceglieva la sfumatura esatta, si abbinava, la fabbrica produceva e consegnava in tempo reale. 

No. Per la 128 della  famiglia Timperi era chiaro che non sarebbe stato il caso di forzare la mano della capricciosa divinità produttrice di auto. Sarebbe stata 128, su questo non si poteva transigere. Il colore rimase affidato alla magnanimità del produttore.

Arrivò un verde acqua allucinante, con gli interni rossi. Ma poco importava. Era finalmente macchina. E per Tiberio e la sua famiglia, la macchina più bella del mondo. La loro.Gran parte del resto dell’Italia, poteva ancora soltanto sognarla.

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