La casa nella prateria: Michael Landon, un uomo “difettoso” ha creato la serie più perfetta di sempre 

Michael Landon è un uomo che ha fatto la storia della televisione. “La casa nella prateria” ha appassionato generazioni e resta un monumento alla storia della famiglia. L’uomo che c’era dietro ha dovuto combattere tutta la vita con un carattere a dir poco difficile.

Il pubblico aveva cominciato a conoscerlo in “Bonanza”, dove interpretava la parte di Little Joe. Ma Michael Landon si sarebbe presto dimostrato molto più di un attore da serial, per quanto di successo.

Michael Landon, l'uomo che ha creato "La casa nella prateria" | Web Source
Michael Landon, l’uomo che ha creato “La casa nella prateria” | Web Source

La sua fantasia ed energia inesauribile, la sua visione di una televisione che trasmettesse valori e che educasse mentre intratteneva, si sarebbe trasformata nella serie di più lungo successo di ogni tempo.

Michael Landon è nato a New York nel 1936, da una famiglia ebraica: un uomo di città purissimo. Forse proprio per questo, forse proprio per avere sentito sin da piccolo l’attrazione dello spazio e di un mondo più vero e più naturale, Landon ha finito per legare la sua carriera agli spazi del west e delle praterie, della famiglia e dei valori americani. 

La casa nella prateria, il suo capolavoro

Nato in una famiglia ebraica che poco aveva a che spartire con le carovane, i cavalli e la vita dei pionieri, Landon sentì nella sua fantasia di ragazzo l’attrazione per quel mondo e quelle storie così “americane”. Era un ragazzo difficile, di una famiglia difficile, con una madre ancora più difficile, che tentò più volte il suicidio. La voglia di essere un ragazzo “sano” e normale si tradusse in una grande passione per lo sport, che lo portò anche a risultati importanti, come la vittoria nel lancio del giavellotto del 1953 presso la sua università della Carolina del Sud.

La casa nella prateria, la famiglia Ingalls al completo | Web Source
La casa nella prateria, la famiglia Ingalls al completo | Web Source

Cambiato il suo nome da Maurice Eugene Orowitz, scelse il molto più “americano” Michael Landon e scelse la carriera dello spettacolo, seguendo in questo le orme di famiglia. Fece le sue prime apparizioni al cinema e in serie televisive ormai dimenticati. Ma alla fine degli anni ‘50 il giovane Landon era già un attore conosciuto, di discreto successo.

La sua notorietà arrivo con Bonanza. Ma sarebbe stata “La casa nella prateria” a fare di lui un mito immortale della storia dello spettacolo.

Da qualche tempo circolava negli ambienti di Hollywood una serie di libri della scrittrice Laura Ingalls Wilder, i libri erano nove, autobiografici ed avevano avuto una storia travagliatissima di scritture e riscritture. Il libro originale “Pioneer Girl, the Annotated Autobiography” sarebbe uscito postumo solo nel 1974.

L’idea di trasformarli in una serie fu del produttore Ed Friendly, ma Landon appena vista la sceneggiatura e letti i libri, ne comprese così a fondo le potenzialità che decise di reinterpretarli e in parte riscriverli, trasformandoli in un potente veicolo dei valori della famiglia. Mettendo tutto se stesso, il suo denaro, il suo tempo e la sua passione in un’opera che sarebbe rimasta immortale.

Landon impose per contratto che ad interpretare il ruolo di Charles Ingalls, il padre, e a dirigere e a produrre la serie sarebbe stato lui. E così fu.

La serie le cui mille storie e avventure meritano di essere raccontate una per una (e lo saranno, proprio qui su newstv) è il ritratto di ciò che Michael Landon avrebbe voluto essere. Ma il grande attore e regista non sempre riuscì a essere una fedele immagine del suo personaggio.

Per tutta la vita, e anche durante la produzione delle sue puntate, Landon fu pesantemente dipendente dall’alcool. Si racconta che il caffé che beveva in continuazione durante la produzione fosse pesantemente corretto con vodka. E finito il lavoro, Landon continuava a bere, talvolta fino all’incoscienza.

La sua lotta con l’alcool sarebbe durata tutta la vita, fino alla morte prematura del 1991, a soli 54 anni. Gli avrebbe causato esplosioni di ira e di violenza che colleghi e familiari hanno tenuto nascoste per lungo tempo.

Era un genio imperfetto, come spesso sono i geni. Ma non per questo meno grande.

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