Schindler’s List, la bimba col cappotto rosso ora salva i bambini

Era la bimba col cappottino rosso che si aggirava sperduta in una stazione, mentre la sua famiglia veniva deportata dai nazisti. Ce la ricordiamo tutti. Oggi è ancora dove c’è chi fugge e chi soffre, dalla parte di quelli che aiutano.

Si chiama Oliwia Dabrowska, l’ex attrice del film che più di ogni altro è riuscito a raccontare a tutti lo sterminio ebraico da parte dei nazisti.

La bambina col cappotto rosso è diventata grande |
Era la bimba col cappottino rosso che si aggirava sperduta in una stazione, mentre la sua famiglia veniva deportata dai nazisti. Ce la ricordiamo tutti. Oggi è ancora dove c’è chi fugge e chi soffre, dalla parte di quelli che aiutano.

Era quella bambina che Spielberg ebbe l’idea geniale di vestire con un cappottino rosso, durante una scena di massa in bianco e nero. Perché l’occhio potesse seguire, dentro la tragedia di un popolo anche quello di una singola figura umana, indifesa, travolta dalla ferocia di un esercito occupante, feroce, che aveva programmato uno sterminio. 

Una tragedia collettiva non è mai solo un fatto politico, è prima di tutto la somma di terribili e strazianti tragedie umane individuali. 

La bambina che salva i bambini

Questo Spielberg si è sforzato di rappresentare, e questo Oliwia Dabrowska, la bambina col cappottino rosso ha capito prima e meglio di moltissimi altri. È una consapevolezza che è entrata a fare parte della sua vita al punto che oggi, quella bambina, si trova in Polonia, al confine con l’Ucraina, per aiutare con il suo lavoro di volontariato i profughi in fuga dalla guerra che la Russia ha scatenato contro la loro vita.

Oliwia Dabrowska al suo posto | Instagram
Oliwia Dabrowska al suo posto | Instagram

Oggi la bambina di Schindler’s List ha 32 anni e indossando stavolta un gilet giallo che la rende altrettanto riconoscibile lavora in prima persona, e chiede l’aiuto di tutti: “Ogni piccola cosa aiuta:  abbiamo bisogno di donazioni materiali e finanziarie, potete anche fare volontariato per dare una mano di persona. La situazione è drammatica”.

Oliwia è lì, e in uno dei suoi ultimi post racconta come al passaggio di frontiera di Yavoriv, proprio il giorno in cui l’aviazione russa bombardava a pochi chilometri di distanza, lei era lì con sua madre, un’altra donna coraggiosa. 

Qui hanno dato assistenza a una madre ucraina con due figli, che doveva raggiungere il resto disperso della sua famiglia a centinaia di chilometri di distanza, vicino al confine tedesco. 

Non era la sua missione abituale, che generalmente è dare assistenza sul posto agli scampati. Ma non ha semplicemente potuto rifiutare, dire di no. 

E questa è la ragione per cui Oliwia chiede a tutti di non rifiutare, di non dire di no, di seguire l’esempio di una bambina spersa in una stazione, abbandonata in un fiume di persone destinate alla morte dalla decisione di un potere politico infame. 

Lei è ancora lì, a chiedere il supporto di organizzazioni, ONG, gruppi legali ed economici per dare un futuro a chi rischia di perderlo per sempre.

“Siete con me?” chiede Olivia. A ognuno di noi la risposta.

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