Spot: arriva il cane da guardia robot negli scavi di Pompei

Un cane robot al servizio dell’archeologia in un progetto sperimentale a Pompei.

Solo qualche anno fa’ Spot era un prototipo esposto alle fiere delle nuove tecnologie. Il cane robot inizialmente lanciato dalla Boston Dynamics è ora pronto per fare il suo ingresso anche in Italia. Dopo Singapore che ha adottato robot per la sicurezza nelle strade, monitorando il comportamento dei passanti, quello che sembrava ancora fantascienza sta entrando nel nostro quotidiano.

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Spot, il cane robot a Pompei

Nuove soluzioni tecnologiche messe al servizio dell’archeologia. Il cane robot Spot è già al lavoro per monitorare le vie di Pompei. Il progetto del Parco archeologico di Pompei Smart@POMPEI mira a una migliore gestione del parco.

Infatti, il cane servirà non solo alla sicurezza dell’area archeologica e dei lavoratori ma anche a raccogliere dati sullo stato di avanzamento dei lavori di restauro e di recupero.

La tecnologia integrata è frutto della collaborazione tra le aziende di Information Technology, tra le quali la Leica Geosystems (part of Hexagon) e Sprint Reply, società del Gruppo Reply specializzata in robotica e process automation.

Un cane robot per mettere in fuga i tombaroli

Secondo quanto comunicato dalla direzione del sito di Pompei, parallelamente al pattugliamento, Spot sarà impiegato per missioni di esplorazione nei cunicoli creati da scavatori illegali o piccole cavità alle quali è difficile accedere.

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Spot, il cane robot a Pompei

“Spesso le condizioni di sicurezza nelle gallerie scavate dai tombaroli sono molto critiche, per cui l’uso di un robot potrebbe rappresentare una svolta che ci consentirebbe di procedere con maggiore rapidità e in totale sicurezza”. Dichiara Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico.

Questi strumenti sono già in utilizzo in alcune operazioni pericolose per l’uomo come ad esempio le ispezioni degli edifici in caso di fuga di gas o in condizioni climatiche estreme. Una delle prime sperimentazioni fu in un ospedale durante la prima ondata della pandemia. Spot s’interfacciava con i pazienti ed elaborava una prima scrematura, raccogliendo dati biometrici attraverso lo scanner.

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