Con la crisi il vino costerà come l’oro | A far girare la testa saranno gli aumenti

Quando lo stress ci attanaglia, cosa c’è di meglio di un buon bicchiere di vino per allentare la tensione? Ma ormai anche questo sarà oltre la nostra portata.

La pandemia ha colpito tutti e non solo sul versante sanitario. La crisi che ne è derivata sta avendo un impatto tanto forte quanto insospettabile su alcune categorie di prodotti. Uno di questi, che rischia di privarci di un piacere semplice, è il vino.

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Un buon bicchiere di vino/ Foto di Wolfgang Claussen da Pixabay

Il prezzo del prodotto

Il vino già di per sé è un prodotto estremamente particolare. Per ottenere le uve da cui si ottiene questa amata bevanda, occorre un anno di lavoro nel vigneto, oltre al tempo che serve per la fermentazione e definitiva vinificazione in cantina. I vini più pregiati e rinomati possono arrivare a costare cifre decisamente fuori misura che variano dalle centinaia alle migliaia di euro.

Nella gran parte dei casi la raccolta delle uve non si fa più a mano ma è totalmente meccanizzata, inoltre, la resa dei vitigni è notevolmente aumentata rispetto al passato. Più vino si produce, più basso sarà il suo prezzo.

Diversamente accade se al vino si chiede qualcosa in più, cioè che non sia solo gradevole al palato, ma che abbia quel carattere e gusto che ne fa un prodotto superiore. Questo si fa con una selezione accurata a partire dal vitigno e facendo la potatura selettiva, in buona sostanza, meno grappoli, ma di qualità superiore.

Un aumento fino al 30%

Ma come mai la crisi pandemica è arrivata a colpire anche il vino? Beh, in gran parte deriva dall’aumento delle materie prime.

Si è registrato un aumento del costo del vetro, della carta e dell’energia elettrica che finiscono per influire sul prezzo finale al dettaglio della bottiglia di vino, soprattutto su quelli di fascia media.

L’impennata dei prezzi non è solo da attribuire ai costi di produzione, ma anche dalla scarsa quantità di uve raccolte durante la scorsa vendemmia.

Vigneto
Un vigneto / Foto di AnastasiaNZ da Pixabay

I vini che rischiano di più sono quelli di fascia media imbottigliati e presenti nella grande distribuzione, quelli che si orientano intorno alla fascia di prezzo compresa tra i 3 e i 7 euro. Un rincaro significa, per i vini di questa fascia, non rientrare più nel paniere di una certa categoria di consumatori, i quali potrebbero orientarsi verso un’altra tipologia di vini. Quali vini? Quelli sfusi, che hanno dalla loro parte di non dover comprendere nel prezzo finale anche il packaging, soggetto ai rincari di questi ultimi mesi.

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Gli aumenti sul prodotto nello scaffale potrebbero arrivare al 30%, il che porterebbe  la spesa ad essere insostenibile, mettendo in crisi l’intero settore.

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